Ipoplasia cerebellare – Storia di Derek: Il gattino neurologico che ci ha rubato il cuore
Hai presente quei gattini che barcollano come ubriachi cadendo di continuo? In questo articolo parleremo di ipoplasia cerebellare felina detta anche sindrome cerebellare. Non farti intimorire da questi paroloni perché in realtà si tratta di una condizione neurologica con la quale nella gran parte dei casi si può convivere serenamente (con qualche accortezza).
L’ipoplasia cerebellare felina incide sulla coordinazione motoria in quanto il cervelletto del gatto è sottosviluppato.
La causa più frequente di ipoplasia cerebellare felina è il parvovirus (panleucopenia) contratto dalla mamma gatta in gravidanza oppure dal gattino nei primissimi mesi di vita. L’unico strumento di prevenzione è il vaccino per il parvovirus, contenuto nel vaccino classico che viene effettuato generalmente a partire dal secondo mese di vita. Fra gatti non vaccinati ovviamente la trasmissione del virus avviene con facilità e le conseguenze sono spesso mortali.
I gattini affetti da ipoplasia cerebellare felina sono dei guerrieri sopravvissuti. Per un gattino sconfiggere la panleucopenia vuol dire vincere la guerra. Il danno neurologico è una conseguenza, praticamente una cicatrice di guerra.
L’ipoplasia cerebellare è una condizione non progressiva, questo vuol dire che il danno neurologico non può peggiorare. I gattini neurologici non sanno di essere diversi, loro vogliono fare le cose che fanno tutti gli altri e credimi se ti dico che alla fine ci riescono, grazie alla testa dura, alla furbizia e all’intelligenza.
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Derek: storia di un gattino neurologico
Questa è la prima foto di Derek, non si reggeva sulle zampe ed era tutto storto, i sapientoni di Facebook invocavano l’eutanasia.
Appena arrivato lo abbiamo sistemato in un box per neonati tappezzato di traversine assorbenti, faceva la pipì a pancia in su e la cacca sdraiato come una sirena. Mangiava la sua pappa affondando la faccia nel piatto, scuotendo la testa come un picchio.
Ben presto il box è stato accantonato perché Derek fremeva dalla voglia di uscire a giocare con gli altri gattini. La compagnia degli altri gatti per Derek è stata fondamentale, lui guardava gli altri cuccioli rincorrere la pallina e un bel giorno si è buttato nella mischia. All’inizio avevo timore che si facesse male, poi l’ho visto cadere e rialzarsi e ricominciare a giocare con una forza incredibile.
Il consiglio che vorrei dare a chi si occupa di gattini cerebellari è di affiancargli almeno un gattino coetaneo con cui giocare e da cui imparare.
Derek è stato fortunato perché ha avuto come amici una banda di quattro fratellini teppisti affettuosamente chiamati “funghetti“, inoltre ha avuto ben due mamme, Melinda e Carla, due gatte adulte che lo hanno accudito con amore materno. A turno lo lavavano con la lingua e poi si accucciavano vicino a lui per dargli calore e affetto.
Derek ha imparato molto dagli altri gatti, semplicemente osservandoli si è convinto di essere uno di loro e ce l’ha messa tutta per imitarli e rendersi autonomo, cercava di camminare ma cadeva sempre quindi un giorno ha avuto il lampo di genio, si è messo a camminare appoggiato al muro, è arrivato alla vaschetta della lettiera e si è buttato come se fosse una piscina, da quel giorno ogni volta che doveva fare cacca o pipì partiva un quarto d’ora prima. Con la stessa tecnica è riuscito a raggiungere la ciotola dei croccantini e visto che la ciotola era molto grande e lui molto piccolo, si buttava a capofitto come lo Zio Paperone nelle monete. Mangiava sdraiato nella ciotola delle crocchette e beveva l’acqua dalla ciotola accanto.
In brevissimo tempo Derek si è reso autonomo ed ogni suo miglioramento è stato documentato su Facebook tipo Reality Show, tutti hanno gioito delle sue prime volte, tutti hanno pianto di commozione davanti alla sua prima cacca in lettiera, Derek ha rubato il cuore di tutti ma soprattutto ha rubato il cuore di Giorgia, la giovane e bella genovese che ha deciso di adottarlo.
La scelta di adottare un gatto neurologico
Lasciamo la parola a Giorgia, la ragazza che ha adottato Derek.
“Non si può dire che sia stato un colpo di fulmine perché inizialmente vedere un gattino in quelle condizioni mi destabilizzava molto”.
L’amore è nato piano piano, giorno dopo giorno, con consapevolezza.
“Prima di Derek non avevo mai avuto cuccioli così piccoli, lo avevo notato su Facebook perché era davvero uno scricciolo minuto e tenerissimo, ho iniziato a seguire i suoi progressi tramite foto e i video, ho chiesto alcune informazioni ed ho capito che in realtà era un gattino come tutti gli altri, magari un po’ storto, ma niente di grave insomma.”
Con lui si è avverato il mio sogno di avere un micio super affettuoso, il classico gatto “cozza”, apparentemente sembra un cucciolo poiché è rimasto minuto.
“Ha solo un difetto, ciò che fa, lo fa con tutto sé stesso, si butta nella ciotola, s’ impana nella sabbietta, corre per casa a tutta velocità e si schianta contro i mobili, nonostante tutto è un piccolo terremoto con una gran voglia di vivere, correre e giocare. Non è certamente il tipo di gatto che ruba il cibo dal piatto o fa cadere soprammobili, semplicemente perché non ci arriva, ma non escludo che in futuro possa ancora stupirmi”.
“Chi te l’ha fatto fare” e “Mi fa pena” sono le frasi che più mi sento dire appena scoprono che ho adottato un gatto neurologico, in realtà dopo averlo conosciuto, tutti cambiando idea, soprattutto vedendo la “cazzimma” con cui affronta la vita.
Derek è un uragano di forza e dolcezza seppur in un corpo minuscolo. Sono felice di averlo adottato, rifarei questa scelta ogni giorno.
Derek non è stato il nostro unico gatto neurologico, infatti abbiamo avuto anche Stregatto e puoi leggere la sua storia nel nostro articolo Gatti neurologici: storia di Stregatto dal trauma cranico a una vita felice.
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